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Quanto spendiamo per ogni studente?

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«Education at a glance» è un rapporto annuale curato dall’Ocse, l'organizzazione internazionale per lo sviluppo economico e la cooperazione, che monitora e racconta il mondo dell’educazione in tutti i paesi aderenti all’Ocse stessa confrontandoli con altri paesi facenti parte del G20. Nonostante le differenze tra i sistemi scolastici nei diversi paesi, un monitoraggio e un confronto tra gli investimenti, le risorse materiali e quelle umane messe a disposizione del mondo della scuola aiutano a valutare il peso dato all’istruzione dai vari stati.

«I paesi necessitano di una forza lavoro sempre più istruita e competente per avere successo nell’attuale economia basata sulla conoscenza» ha dichiarato il Segretario generale dell’Ocse, Angel Gurría alla presentazione del report 2012, nelle scorse settimane. «Investire in educazione fin dalla prima età è cruciale per gettare le fondamenta del successo negli anni successivi. Una educazione e competenze di alta qualità deve essere tra le priorità al primo posto per i diversi paesi, per le economie e per le società. Sostenere i poveri e garantire un accesso equo è un altro pilastro fondamentale per una politica educativa inclusiva.»

I dati contenuti nel report sono molti e molto dettagliati. Ci concentriamo, in questo post, sulla spesa media per studente, espressa in dollari (è la valuta internazionale di riferimento per i report Ocse), per i vari gradi di istruzione. Per spesa intendiamo qui il totale della spesa per studente, quindi la somma di tutte le spese che le istituzioni dei vari paesi sostengono per fornire l’insieme dei servizi nei vari cicli di istruzione. I dati sono nella maggior parte dei casi relativi all’anno 2008 o 2009, a seconda degli ultimi dati utili forniti dai singoli paesi all’Ocse.

Abbiamo deciso di visualizzare questi dati utilizzando una mappa interattiva. Possiamo quindi selezionare il ciclo di istruzione che vogliamo analizzare, passando da quello pre-scolare (nido e scuola d’infanzia) a quello della scuola primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado. In questo modo visualizziamo la spesa media nei diversi paesi per i quali esistono e sono resi pubblici dall’Ocse i dati. Possiamo però anche seguire un singolo paese, come ad esempio l’Italia, per vedere invece come varia la spesa nei vari cicli.

 

Alcune osservazioni. L’Italia spende abbastanza nella media nei primi cicli di istruzione, quello pre-scolare e quello della scuola primaria. La spesa media è di circa 8mila euro per studente. Il costo poi si alza leggermente, passando a circa 9mila nella scuola secondaria. Negli altri paesi europei la spesa media è più alta nel ciclo secondario. E spendono più di noi, anche significativamente di più, Austria, Regno Unito, Francia, Spagna, Germania, Danimarca, Olanda, Svezia, Irlanda. I paesi che più spendono per studente di scuola superiore, in Europa, sono due paesi che non appartengono all’Unione europea, come la Svizzera e la Norvegia. Ma al primo posto, e decisamente ben al di sopra della media, sta il Lussemburgo, con una spesa media per studente che arriva ai 16mila dollari. Al di fuori dell'Europa, spendono molto anche gli Stati Uniti e la Corea del Sud. Dati gli attuali ulteriori tagli al sistema scolastico italiano, sarà interessante riprendere questo confronto quando saranno disponibili i dati del 2012 e del 2013.

E in Italia? Uno dei parametri utilizzati per definire la spesa in istruzione è la percentuale del PIL dedicata al settore educazione nel paese e nelle singole regioni. Osservando i dati, regione per regione, parrebbe che le regioni del Sud e le province di Trento e Bolzano siano quelle che più investono in rapporto al proprio PIL. Addirittura, la spesa più elevata sarebbe quella della Calabria, con più del 6% del PIL investito in istruzione contro il 2,5% della Lombardia, secondo i dati pubblicati da Istat e relativi agli anni 2003-07.

 

Essendo la regione Calabria anche quella con il più alto tasso di abbandono scolastico, pari al 26%, sembrerebbe esserci una profonda disparità tra investimento ed efficacia del medesimo. In realtà, però, questo modo di presentare i dati è fuorviante. La Calabria infatti ha un PIL decisamente inferiore alla maggior parte delle Regioni del Nord. E le spese in istruzione sono in larga parte spese poco elastiche, comprendendo costi fissi di personale più o meno simili in tutto il paese e una gestione delle strutture non troppo dissimile tra una località e un’altra.

Se infatti andiamo, ancora una volta, a misurare la spesa non come percentuale del PIL ma come spesa media per studente, vediamo che la fotografia complessiva è notevolmente più equilibrata. La spesa media, in Italia, l’abbiamo già detto è tra gli otto e i novemila euro. Le differenze regionali esistono, ma non sono certamente così eclatanti come potrebbero sembrare prendendo in considerazione il parametro di spesa relativa al PIL.

Le spese medie per studente più elevate sono quelle delle province autonome di Bolzano e Trento, che arrivano a più di 10mila euro, e della Valle d’Aosta. La maggior parte delle regioni è in linea con la media italiana, attorno agli 8.000 €, mentre la regione che ha speso di meno per studente, tra il 2003 e il 2007, è il Veneto con poco più di 7000 euro procapite. Ancora una volta, dunque, possiamo concludere che non basta guardare ai dati ma che è necessario farlo tenendo sempre in considerazione il contesto e quindi la possibilità e l’opportunità di effettuare confronti corretti e non viziati da una tesi preconcetta.

Diamo i numeri:

1. Tabella A in formato .xls – spesa media per studente a livello dei paesi OCSE dati 2008-09

2. Tabella B in formato .xls – spesa media delle regioni italiane in percentuale del PIL regionale dati 2003-07

3. Tabella C in formato .xls – spesa media per studente nelle regioni italiane dati 2003-07

 


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